La vita è una continua onda nella curva della resilienza Sono da poco tornata da un ritiro di formazione il cui tema è stato “Coltivare la resilienza e la consapevolezza nell’educazione”. Un gruppo di donne. Ventun donne. Le donne, per me, sono opere d’arte, spruzzi di colore, forme morbide e spigolose, pensieri e incanto. Sicure nelle loro perenni insicurezze, coerenti nelle loro incoerenze. Ventun donne, ventun storie dalle trame così diverse e così sorprendentemente simili. Connesse. In quell’ inter-essere, un filo rosso: il desiderio di coltivare il nostro campo di resilienza, con amorevolezza e consapevolezza. I semi di quel campo sono stati annaffiati con le parole e con silenzi pieni di parole. A queste, siamo talvolta poco presenti, nelle nostre vite frenetiche, consumate dalla fretta, dalla distrazione. Faticosa, ma instancabile deve essere invece la ricerca per trovare quelle che fanno del bene, per rintracciare quelle che ci salvano, che creano relazioni. Quali, allora, le parole che nutrono e coccolano i semi più preziosi di quel campo? Quel campo, per fiorire, ha bisogno di riposo, di fare meno.Necessita di essere autorizzato a fare meno. Ce lo insegna la Natura, i terreni sottoposti ad una coltivazione intensiva smettono di produrre i loro frutti. E, ancora, gli animali che ammalati o stanchi, semplicemente riposano, interrompono qualsiasi attività. Per guarire, nel corpo e nel cuore, c’è bisogno di fare meno e meravigliarsi di fare ritorno ad uno stato naturale di neutralità dove tutto si fa calmo, dove è possibile lasciare quella febbrile lotta al controllo. Le spalle allora possono abbassarsi, il collo è libero, possiamo respirare. Non c’è più alcun pericolo. La resilienza del cuore, per fiorire ha bisogno di un terreno permeabile, di farsi cioè penetrare, attraversare dalle emozioni, dai profumi, dalle parole, dall’Altro. Di un tipo speciale di terreno, capace di trattenere emozioni e di rilasciare la paura, di accettare con amorevolezza la vulnerabilità, così umana e onesta del nostro cuore che se sosta troppo a lungo nell’impermeabilità, diventa arido e sterile impedendo il circolo sorprendente del dare e ricevere. Il campo della resilienza ha bisogno necessariamente anche di gentilezza amorevole che è come rivolgere una carezza calda e affettuosa alla nostra interezza perché infondo tutto, per crescere, ha bisogno di calore e amore. La resilienza è, allora, un vero e proprio processo alchemico perché le risorse che l’hanno attivato, se riconosciute e messe al servizio del proprio Sé, consentono la trasformazione di “materiale vile” in "materia preziosa". E questo essere donne resilienti, capaci, contro ogni previsione, di cavalcare, nonostante tutte le avversità, l’onda continua della curva della resilienza, commoventi nel trovare ancora una volta una nuova direzione alla propria esistenza anche quando non se ne riusciva più a vederne alcuna, va ricordato di essere festeggiato. Con gioia compartecipe. La vulnerabilità rende il cuore permeabile
Marika Lovecchio, Psicologa e Naturopata Infantile
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