Il verbo custodire crea un’associazione quasi immediata con i ricordi. Di quanti ricordi siamo custodi, sorveglianti? E a quanti, invece, siamo attaccati? Quando siamo aggrappati a qualcosa o qualcuno, si è in uno stato di fissità, di aspettativa e conseguente delusione. Se si custodisce un ricordo, questo sarà libero di andare e tornare, non sarà imbrigliato nelle corde strette e soffocanti della mente. Potrà addirittura tornare sotto un’altra forma o in una completamente nuova. Per custodire con cura è necessario stare nel presente con le sue qualità e possibilità creative e non nel passato, che non esiste più, ma che ripete incessantemente le trame di alcuni ricordi, ingannandoci.È il qui e ora, l’unica dimensione temporale ove l’Universo può lasciare agire la sua capacità trasformativa anche sui ricordi più dolorosi, guidandoci nel sentirli completamente nuovi, perché saranno svestiti dal loro contenuto affettivo ormai limitante e poi vestiti con significati inediti.Infondo, nulla si ferma, tutto è in continuo mutamento, se non quella parte egoica di noi che ostinatamente non vuole avere fiducia che tutto ha un senso più alto perché teme di perdere i suoi riferimenti.Facciamoci custodi, sorveglianti dei nostri ricordi, del nostro cuore.
Marika Lovecchio, Psicologa e Naturopata Infantile
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