Nel dizionario della lingua italiana, alla voce ‘conforto' si legge: “senso duraturo di sollievo provato in seguito all’aiuto offerto da qualcuno”. Questa parola mi piace particolarmente perché immediatamente elicita in me, l’immagine di uno spazio che sos-tiene, dove si è vicini, in risonanza con l’Altro.Conforto è anche un gesto, un sorriso, un abbraccio che tiene i pezzi quando ci sembra di essere rotti, frantumati.Conforto è anche il silenzio quando i rumori della nostra mente sono troppo ingombranti.Il testo di una bellissima canzone di Tiziano Ferro e Carmen Consoli che si intitola proprio “Il Conforto”, dice: “il tuo conforto ha a che fare con me.” Questa frase esprime con grande chiarezza ciò che avviene in un percorso di sostegno psicologico perché lo spazio che conforta è intersoggettivo, è relazionale.Lo psicologo infatti cerca, con pazienza, i significati confortanti per l’Altro al fine di restituirglieli affinché possa farne esperienza, possa incorporarli dentro di lui, farli diventare parte della sua memoria per recuperarli ogni volta che quel sollievo viene meno. Perché la zona di conforto non è solo quella in cui ci si sente protetti nelle proprie certezze, nei propri schemi mentali, rassicurati dal conosciuto perché spaventati dall’ignoto e dal cambiamento di prospettive.La zona di conforto può diventare anche uno spazio nuovo a cui anelare, uno spazio dove sentirsi sos-tenuti.“È qualcosa che ha che fare con me…” prosegue la canzone. Uno spazio necessario per potersi, poi, sos-tenere.
Marika Lovecchio, Psicologa e Naturopata Infantile
Questo sito fa uso di cookie per migliorare l’esperienza di navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’utilizzo del sito stesso. Può conoscere i dettagli consultando la nostra privacy policy qui. Proseguendo nella navigazione si accetta l’uso dei cookie; in caso contrario è possibile abbandonare il sito.