È primavera. Le cellule del nostro corpo si risvegliano dal torpore invernale. Iniziano a respirare, condividere, riconnettersi con la luce. La primavera ha sempre il profumo della rinascita, della guarigione. Ci offre la possibilità di ritrovare il nostro centro, costruire nuovi equilibri, attraverso un faticoso lavoro di revisione e di integrazione delle parti del nostro Sé, che sentiamo spesso opposte tra loro, anziché complementari.Zone di Luce e di Ombra che hanno bisogno l’una dell’altra per esistere. La primavera può essere allora un tempo utile per allentare la tensione tra gli opposti che frequentemente si manifesta anche sul piano corporeo e iniziare il viaggio che accorcerà le distanze percorse in anni di lotta di separazione tra quelle parti. Per poter imparare a guardarci oltre il velo, oltre il passato, oltre le ferite e i vuoti. Nel vuoto dell’inverno si muore solo apparentemente perché solo in quella dimensione è possibile fare esperienza della propria essenza profonda al di là di ogni definizione. È nel vuoto del bozzolo che il bruco si trasforma in farfalla. È nel grigio invernale che ci si prepara, quindi, a diventare creatori di un cambiamento che arriva da dentro e non più dall’esterno per poi, magari, comprendere che forse nulla va cambiato, bensì solo riscoperto. Lasciarsi stupire dalle nostre risorse e i nostri talenti che erano solo coperti dalla nebbia interiore, dalle crepe buie della vita, dalla confusione.Forse è questo che l’arrivo della primavera ci invita a fare: riconoscerci. Interi e frammentati. Accettare i pezzi che ci compongono. Senza più giudicarci, arrabbiarci, tradirci.Fiorire con nuovi colori, essere nuovi profumi. Riconnetterci al nostro cuore per amarci, accoglierci, abbracciarci.Buon risveglio a tutti noi!
Marika Lovecchio, Psicologa e Naturopata Infantile
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